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(Sorry for italian, but my english is not so good to report my impressions and feelings for this travel to Černobyl′)
Era da molti anni che sognavo di fare questo viaggio, da quando iniziai a vedere le immagini e a leggere le storie di Elena Filatova. Dopo anni di tentennamenti e rinvii, finalmente, la decisione è presa: tre giorni nella zona di esclusione e qualcun’altro a Kiev. Per visitare la zona di esclusione esistono, fondamentalmente, due strade: il tour con un operatore autorizzato che si occupa di tutto (trasporto, alloggio, vitto, guida e permessi) o gli Stalker. Gli Stalker sono persone che, a pagamento (e son cari) e illegalmente, ti accompagnano nella zona di esclusione. Ho ovviamente scelto la prima opzione, anche se la seconda è quella che ti permette di vivere davvero al 100% l’atmosfera del luogo.
Il tragitto dall’aeroporto al centro della città di Kiev offre il panorama che mi aspettavo, con file di enormi palazzoni di cemento e un clima cupo che contibuisce non poco all’atmosfera incredibile.
Cosa invece mi stupisce, è il centro di Kiev: è una capitale europea a tutti gli effetti, estremamente pulita, ben tenuta ed efficiente (tre linee di metropolitana e autobus/filobus frequenti). Per un romano come me è davvero stupefacente vedere il centro di una città dove le strade non sembrino appena bombardate, senza spazzatura, cicche e cartacce ad ogni angolo, dove il tabellone elettronico alla fermata ti dice che il bus passa tra due minuti e la cosa avviene davvero.
Intorno alla stazione centrale, dove ci lascia il bus aeroporto/centro, alcuni piccoli dettagli meravigliosi:
Alloggiamo in un mastodontico albergo, di evidente origine sovietica (un parallelepipedo di cemento armato di 28 piani) da cui si gode una vista notevolissima
Come dicevo il centro storico e turistico di Kiev non ha nulla da invidiare a città molto più blasonate del nord Europa. E’ costante il contrasto fra tre componenti architettoniche ben distinte ma fuse assieme negli stessi spazi: i palazzi antichi, le architetture sovietiche e i moderni grattacieli. Delle tre, l’ultima è quella peggiore, dal punto di vista estetico.
A piazza Maidan, luogo simbolo delle ribellioni storiche ucraine, quello che mi ha colpito non è sicuramente il vetroso e freddo centro commerciale moderno, ma il pianoforte che, un po’ nascosto, ricorda i fatti del 2014.
Nonostante il look e l’atmosfera da capitale nordeuropea, Kiev ha un costo della vita per noi davvero irrisorio. Un biglietto dell’autobus (efficientissimo, peraltro, a differenza dei nostri romani) costa poco più di 10 centesimi di euro e con 15 euro compri un biglietto per assistere, accanto al palco reale, alla Tosca nel teatro della National Opera of Ukraine.
Una nota curiosa riguardo i trasporti pubblici: su tutti gli autobus c’è il bigliettaio che ti raggiunge, dopo che sei salito, e ti vende il biglietto. Non sei tu ad andare da lui ma lui che viene da te. Il biglietto, appena acquistato, va annullato con delle meravigliose macchinette manuali fissate ai corrimano. Quale senso abbia annullare il biglietto, visto che lo compri a bordo da una persona che te lo vende, resta un grande mistero degno della più kafkiana delle burocrazie. L’evidente bassissimo costo del lavoro per chi opera nello stato, fa anche si che ad ogni rampa di scale mobili delle metropolitane ci sia un gabbiotto con dentro un triste operatore che osserva il flusso dei passeggeri.
La principale attrazione turistica di Kiev sono le chiese ortodosse e i loro complessi di edifici cinti da mura, chiamati “Territory”.
E’ difficile non rimanere affascinati davanti alla grassa opulenza degli interni, carichi di ori e iconografie, e dai riti per me assolutamente sorprendenti. In ogni chiesa c’è uno spazio in cui vengono vendute le candele che il fedele accende e pone nei candelieri. In molte c’è una sorta di “scaldabagno” in acciaio con dei rubinetti alla base, da cui i fedeli bevono utilizzando un paio di bicchieri, in acciaio anch’essi, posati alla base e condivisi da tutti. E spesso, in un altro angolo della chiesa, c’è un banchetto presidiato da anziane signore, cui i fedeli portano dei biglietti scritti a mano e delle offerte: presumibilmente richieste di grazie. In tutte le chiese le donne si velano il capo prima di entrare e i fedeli, appena usciti, si rivolgono verso la chiesa e si segnano tre volte.
Tutte le chiese sono visitabili, talvolta a pagamento (davvero spicci, generalmente), e la possibilità di scattare fotografie è subordinata ad apposito biglietto aggiuntivo. Che però, a volte, non permette comunque di far foto all’interno.
Come spesso accade nelle città antiche, le varie stazioni della metropolitana sono bellissime. Kiev ha, tra l’altro, la fermata di metropolitana più profonda al mondo: Arsenal’na (105,5 metri).
Altra usanza che fa sentire davvero a casa il turista che provenga da Roma: il parcheggio sul marciapiede.
Un’area affascinante è quella del Museo della storia dell’Ucraina nella seconda guerra mondiale che si trova in un’area di dieci ettari, sormontata dalla statua della Madre Patria, realizzata in titanio, alta 62 metri e inaugurata nel 1981 da Brežnev. L’area ai piedi della statua ospita numerosi mezzi da combattimento usati nella seconda guerra mondiale e un suggestivo sacrario a galleria di cemento armato (ricorda molto un bunker) le cui pareti sono adornate da bassorilievi che rappresentano i soldati ucraini e le loro famiglie.
Ad uno degli ingressi dell’area del muso sono presenti alcuni mezzi militari poco più che rottami. Davanti a ognuno c’è un cartello che spiega, anche in inglese, il loro significato.
Sono mezzi catturati ai ribelli filorussi che provano il coinvolgimento della Russia nell’armare e supportare i ribelli stessi: “Questo oggetto è una prova materiale dei crimini commessi dai gruppi militanti pro-Russia supportati dalle forze armate della Federazione Russa sul territorio dell’Ucraina“
Il sentimento verso la Russia e il suo leader, da queste parti, è ben sottolineato da alcuni gadget in vendita presso quasi tutti i mercatini e le bancarelle
Dopo qualche giorno a Kiev è finalmente arrivato il momento raggiungere la meta principale di questo viaggio: la zona di esclusione di Černobyl′. Un cerchio di 30Km di raggio intorno alla centrale atomica che, il 26 aprile 1986, cambiò per sempre la vita di milioni di persone in Europa.
rmammaro said:
bellissimo
Davide said:
Molto interessante, spero di andarci a breve e farò tesoro di quanti hai descritto, a presto!
P.M.P. said:
Vedrai che bellezza 🙂