Nel complesso della ex G.I.L. di Ostia è riemerso, durante i lavori di ristrutturazione, questo bassorilievo di epoca fascista che era stato murato nel periodo in cui l’edificio era stato adibito a scuola pubblica.
Sono rappresentate tutte le fasi “evolutive” del cittadino fascista ideale.
In alto a sinistra lo sport e l’indottrinamento del bambino, con la didascalia “Oggi Balilla”
Subito dopo, a destra, il giovane in armi, con la didascalia “Domani soldato”
Nella parte bassa: a sinistra, il lavoro nei campi (con il contadino su quello che sembra essere un trattore) e il pater familias a tavola con moglie e figli; a destra il lavoro in fabbrica e la didascalia “Fascista sempre”
Frequento da un decennio questa vecchia fabbrica abbandonata che, miracolosamente, sembra sopravvivere a vandali, grafitari e ladri di materiali. Solo negli ultimi tempi ha incominciato a essere oltraggiata dalle suddette categorie umane.
In uno dei capannoni meno frequentati c’è questo trittico meraviglioso che mi ha sempre affascinato
L’ho fotografato molte volte ma solo da poco ho potuto ricostruire la sua storia. Com’era immaginabile non è opera di un qualunque ufficio anti infortunistico aziendale, ma c’è dietro genio e arte.
L’autore è Eugenio Carmi, esponente dell’astrattismo italiano, che ha opere esposte al MoMA e che ha lavorato come responsabile immagine dello stabilimento Italsider di Cornigliano.
In questa galleria pubblicata da Il Sole 24 ORE è visibile uno dei panelli del trittico (immagine #8) che però, slegato dagli altri, perde completamente in senso del messaggio.
L’immagine riportata nella gallery del Il Sole 24 ORE
Un documentario sull’attività di Carmi in Italsider
Nel centro di Roma c’è ancora qualche tombino della S.T.I.M.A. di Ostia
Si trattava della Società Trattori Italiani e Macchine Agricole Italia costruita sul litorale romano durante il ventennio (1927) per la produzione di mezzi agricoli. Con l’autarchia la fabbrica viene convertita per la produzione di ferro partendo dalla sabbia di Ostia, ricca di ferrite. Dopo la guerra la fabbrica diventa Breda Meccanica Romana e inizia a produrre carrozze ferroviarie. Lo stabilimento chiuderà nel 1979 e, dopo lungo abbandono (è visibile, abbandonato, ne “La voce della luna” di Fellini), sarà riconvertito in un cinema multisala.
Lo zuccherificio di Chieti è appena stato demolito. Cercando foto storiche in rete, per l’articoletto che ho fatto (https://bit.ly/zucc-chieti), ho trovato questa cartolina dove è raffigurato lo zuccherificio e la Celdit (cellulosa d’Italia):
C’è stato un tempo in cui eravamo fieri del nostro lavoro e, sulle cartoline, mettevamo le fabbriche. Oggi una fabbrica è solo simbolo di inquinamento e degrado: come siamo cambiati…
Un tombino fotografato nel centro di Roma, dove una volta c’era un distributore di carburanti, mi ha fatto scoprire il significato di un marchio che ignoravo.
Il tombino in questione riporta in grande la scritta “STANDARD” e ai lati “Società Italo-Americana pel petrolio”, Genova.
Nel 1891 veniva fondata in italia questa azienda (appunto a Genova) come affiliata della Standard Oil Co. di John D. Rockefeller.
In italia si crea quindi il marchio “ESSO” che deriva dalla trascrizione fonetica dell’acronimo della “Standard Oil”: S.O. che diventa, nella pronuncia inglese “es o” e quindi ESSO.
Frequento l’Argentario sin da bambino e ricordo da sempre due curiosi manufatti situati ad Albinia e a Fonteblanda: un tronco di piramide a base rettangolare con sopra due pali di cemento. Sono anni che mi chiedo cosa possano essere e solo recentemente, grazie alle risorse messe in campo da amici e sconosciuti contattati via mail, ho trovato una plausibile risposta.
Il primo manufatto si trova ad Albinia, in prossimità dell’incrocio tra Aurelia e fiume Albegna
Manufatto di Albinia
Il secondo, invece, è situato tra Fonteblanda e Talamone, accanto alla strada che costeggia il canale di bonifica
Manufatto di Fonteblanda
L’amico Lorenzo Grassi, con acume, ha subito notato che un lato del manufatto di Fonteblanda era dipinto a scacchi bianchi e neri: anche se piuttosto sbiaditi, ancora si riconoscono. Altra cosa interessante, questo disegno a scacchi è presente solo sulla faccia rivolta verso il mare.
La parte rivolta verso il mare del manufatto di Fonteblanda
Ancora Lorenzo nota la sigla del costruttore dei pali in cemento: SCIC
La sigla SCIC su uno dei pali
SCIC è l’acronimo di Società Costruzioni Industriali e Civili, impresa molto attiva sia nel ventennio che dopo la guerra. Tra le opere che ha realizzato c’è la Torre Breda di Milano e una torre dell’acqua, poi andata distrutta, dell’Acquedotto Spinadello a Forlimpopoli. Questa traccia, però, non porterà a nulla per chiarire il mistero.
Tra l’altro, il manufatto di Fonteblanda, è stato anche utilizzato dall’Istituto Geografico Militare per posizionare un caposaldo di livellazione
Il caposaldo sul manufatto di Fonteblanda
Anni fa un’associazione di Albinia rispose a una mia mail dicendomi che i due manufatti erano “i bersagli che usavano in tempo di guerra per le esercitazioni”. Le richieste di ulteriori dettagli non hanno mai avuto risposta.
I primi indizi, quindi, sono concordanti: si tratta di “bersagli” e hanno una faccia disegnata a scacchi, presumibilmente per risultare più visibili e staccarsi otticamente dall’ambiente circostante.
Recentemente, continuando a cercare notizie, mi imbatto nel sito del Circolo Culturale Orbetellano “G. Mariotti” e mando loro una mail sperando che sappiano aiutarmi. Qui scatta una catena incredibile di interessi e in breve ottengo una serie di informazioni preziosissime.
Si tratta di “mire di puntamento”, ossia di riferimenti fissi al suolo, la cui posizione è ben nota, e servono per calcoli trigonometrici a distanza. Quindi il punto di osservazione e le due mire note permettono di fare calcoli completi per operazioni di lancio/mira/puntamento
Erano probabilmente al servizio del siluripedio di Porto Santo Stefano in cui si sarebbero dovuti studiare e collaudare i siluri marini. E’ possibile che servissero ai test di lancio verso bersagli nautici nel tratto di mare compreso tra Porto Santo Stefano, spiaggia della Feniglia e Talamone. In realtà il siluripedio non entrò mai in funzione perchè nel frattempo il silurificio di Livorno (dove si producevano i siluri da testare) fu distrutto dai bombardamenti alleati.
Un terzo elemento farebbe parte del “sistema di puntamento” ed è un rugginoso traliccio che si trova sulla spiaggia di Fertilia (tra Fonteblanda e Talamone) dove oggi è presente la scuola di kite/surf
Il traliccio sulla spiaggia di Fertilia
Ho messo su una mappa tutti gli elementi e ho avuto così una ulteriore conferma: la linea che congiunge il siluripedio con il manufatto di Fonteblanda, passa sopra al traliccio di Fertilia al centimetro. Sono perfettamente allineati: questa credo sia la prova principe del collegamento delle mire con il siluripedio
La mappa d’insiemeIl dettaglio della traiettoria della linea sul traliccio di Fertilia
Poco dopo arriva un’ulteriore conferma alla teoria: sempre Lorenzo recupera una pagina della posta dei lettori di “Maremma Magazine” di Novembre 2017 con questa lettera
Lorenzo contatta quindi la redazione di Maremma Magazine ma apprende che, purtroppo, il lettore non ha mai dato seguito alla proposta di collaborazione.
Per concludere metto le posizioni esatte delle strutture citate:
Mira di Albinia: 42.508864, 11.197394
Mira di Fonteblanda: 42.570755, 11.156384
Traliccio spiaggia Fertilia: 42.563661, 11.153998
Siluripedio Porto Santo Stefano: 42.444882, 11.113793
Il siluripedio dista 14,4 km dalla mira di Fonteblanda e 9,89 km da quella di Albinia. La struttura del siluripedio è stata completametamente distrutta dai bombardamenti (ne rimangono solo i piloni in cemento) ma ci si può fare un’idea di come fosse fatto vedendo quello annesso al silurificio di Fiume, in Croazia, realizzato dalla stessa azienda (Whitehead) e ancora esistente (si trova qui).
Il silurificio di Fiume
Oltre al citato Lorenzo Grassi, desidero ringraziare per la preziosa collaborazione a dipanare il mistero, l’amico Simone Ferrante e tutte le persone attivate dal Circolo Mariotti che citerò con i soli nomi e iniziali non conoscendole di persona: Sergio T., Doriana R., Giovanni D., Edoardo F. Roberto C., Paolo C., Renato F.