Pryp’jat’
31 Monday Jul 2017
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in31 Monday Jul 2017
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in23 Friday Jun 2017
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Trumpeting Angel monument, Chernobyl
6×4,5 film scan (Ilford FP4)
Revelation 8:10
The third angel sounded his trumpet, and a great star, blazing like a torch, fell from the sky on a third of the rivers and on the springs of water. The name of the star is Wormwood. A third of the waters turned bitter, and many people died from the waters that had become bitter.
21 Wednesday Jun 2017
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12 Monday Jun 2017
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05 Friday May 2017
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in02 Tuesday May 2017
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Alle otto di mattina, davanti all’hotel di Kiev, ci passa a prendere il tour operator che ci porterà all’interno della Zona di esclusione. Entriamo dal check point di Dytiatky dopo più di un’ora di viaggio.
Il check point di Dytiatky
Un viaggio che ti mostra, fuori dai finestrini, esattamente il panorama che ti aspetti di trovare intorno alla centrale atomica che esplose oltre trent’anni fa. Non potresti immaginare un panorama diverso. Al check point non mancano, ovviamente, segni tangibili dell’unica forza che può difenderti dalle radiazioni: una statua della madonna.
Radioprotezione
Qui ancora tutto è rimasto com’era trent’anni fa, in pieno regime sovietico. Quindi falci e martello ovunque e la meravigliosa grafica della propaganda di regime.
Falce, martello e lavoro
Probabilmente una delle ultime statue di Lenin ancora esistenti in Ucraina. Proprio a Lenin era intitolato l’impianto nucleare di Černobyl′
Entrati a Černobyl′, accanto al nostro alloggio e di fronte allo spaccio, c’è il monumento che ricorda l’incidente del 1986. E’ un angelo che suona una tromba, interamente realizzato con tondini in ferro. E’ estremamente inquietante e quindi efficace. Prende ispirazione da un passaggio della Bibbia, nel libro della rivelazione.
Il Terzo Angelo
E il terzo angelo suonò la sua tromba. E cadde dal cielo una grande stella ardente come una lampada, e cadde su un terzo dei fiumi e sulle fonti delle acque. E il nome della stella è Assenzio. E un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti degli uomini morirono a causa delle acque, perché queste erano state rese amare.
(Rivelazione 8:10)
Icone
Černobyl′ è una città triste. Molti edifici sono vuoti, anche se ancora ben tenuti. Altri sono sottoutilizzati: l’edificio dello spaccio/ristorante è utilizzato solo a piano terra. Una cosa che si nota immediatamente sono le tubature. Lungo le strade, sopra alle strade, corre una rete di tubature che collega tutti gli edifici.
Si tratta delle utenze idriche, elettriche e del teleriscaldamento. Sono gli impianti realizzati dopo l’incidente e sono in superficie perchè a Černobyl′ è vietato scavare e smuovere il terreno e quindi l’impiantistica deve essere esterna. Un’altra cosa vietata a Černobyl′ è la passeggiata serale: in tutta l’area vige il coprifuoco e dopo le 21:00 non puoi andare in giro.
Černobyl′
Un’altra cosa colpisce a Černobyl′: i cani in giro per la città. Ce ne sono parecchi e sono tutti affettuosissimi con chi si trova a incrociarli.
I cani di Černobyl′
Il nostro alloggio a Černobyl′ è davvero spartano. Il bagno, in particolare, è una assoluta perla: impianti a vista, assenza di lavabo (c’è la vasca tutto-fare) e afrore che ne denota inequivocabilmente le destinazione d’uso. Ma, d’altro canto, non siamo qui per il comfort alloggiativo.
Per mangiare, a pranzo, si va alla mensa che utilizzano anche i lavoratori che accudiscono il mostro radioattivo. Cibo semplice e poco condito e pulizia ossessiva. La signora che ci serve insiste perchè si prendano tutte le portate disponibili, e non ci possiamo di certo esimere.
La mensa
Il pasto-tipo
Un’altra singolare presenza del luogo sono le macchine di controllo per la contaminazione radioattiva. Ci devi passare dentro obbligatoriamente in uscita al checkpoint della zona di esclusione e ce ne sono altre presso mensa e negozio dove ci passi se ti va.
Le macchine di controllo radiazioni
IL REATTORE
Il vero oscuro protagonista di tutta l’area è il Reattore RBMK-1000 n° 4 della centrale nucleare Vladimir Il’ič Lenin di Černobyl’. Quando ci sono stato io era appena stato coperto con il nuovo sarcofago d’acciaio che dovrebbe sopirne la radioattività per altri 100 anni. Forse.
Il nuovo sarcofago d’acciaio che copre, da fine 2016, il reattore n. 4
Sullo sfondo, a snistra, ancora il sarcofago
Di fronte al reattore n. 4, al di la di uno dei canali di raffreddamento, c’è lo scheletro delle unità 5 e 6 che erano in costruzione quando avvenne l’incidente e che sono rimaste incomplete.
Le unità 5 e 6
Ancora oggi, passando con il furgone attraverso la foresta rossa, il Geiger inizia a ticchettare sempre più velocemente. Sono passati trent’anni, la foresta contaminata è stata abbattuta, la terra di superficie è stata cambiata, ma lui suona lo stesso perchè lo sa che quella è la foresta rossa.
LA CITTA’ DI PRYP’JAT’
Per entrare nella città di Pryp’jat’ si deve passare per un ulteriore controllo. Ti aprono la sbarra e fai un salto indietro nel tempo di trent’anni.
Misure di radioprotezione mistica all’ingresso della città di Pryp’jat’
LA PIAZZA PRINCIPALE
Un murales sulla piazza principale di Pryp’jat’
IL LUNAPARK
Uno dei posti più famosi e iconici di Pryp’jat’ è il luna park che, in realtà, non funzionò mai neanche un giorno: doveva essere inaugurato pochi giorno dopo l’incidente.
LA PISCINA
Dopo l’evacuazione della citta di Pryp’jat’, alcuni edifici sono stati usati dall’esercito e da tutte le persone coinvolte nella gestione dell’incidente: pompieri, militari, liquidatori, medici, etc. Uno degli edifici che è rimasto attivo ancora per qualche anno è quello della piscina, che è stato anche ripreso in un noto videogioco ambientato a Pryp’jat’. Sulle scale del complesso è ancora presente, in molti punti, la copertura n plastica che venne messa per permettere di lavare velocemente e completamente dalla polvere gli ambienti.
L’OSPEDALE
Un altro edificio usato successivamente all’incidente, per ovvi motivi, è l’ospedale della città. Questo edificio è uno dei più contaminati della città. Nei sotterranei è assolutamente impossibile accedere perchè ci sono stati gettati gli abiti e le tute dei primi pompieri intervenuti al reattore e dei liquidatori. Sono le persone morte quasi subito dopo l’incidente a causa delle altissime dosi di radiazioni assorbite. Qualche folle ha portato un pezzo di stoffa di una tuta all’ingresso dell’ospedale e, tutt’ora, il geiger impazzisce quando gli viene avvicinato.
L’ASILO D’INFANZIA
Poco fuori dal centro cittadino c’è i famoso asilo d’infanzia, visto in migliaia di fotografie.
Quando ci siamo stati noi, di prima mattina, ci abbiamo trovato degli Stalker che dormivano.
Gli Stalker accampati nell’asilo (foto di Mirko Albertini)
LA SCUOLA
Nella città c’è invece la scuola, che offre anche lei uno degli scatti più famosi. In quella che una volta era la mensa c’è il famoso tappeto di maschere antigas. Nelle aule, sui banchi e per terra, è pieno di materiale didattico e propagandistico (ammesso che ci fosse distinzione tra le due cose in era sovietica).
Un treno abbandonato nella zona di esclusione
DUGA
Accanto alla centrale atomica c’è il sito di DUGA-3. Si tratta di una imponente antenna, conosciuta in occidente come “Russian Woodpecker”, parte di un sistema radar sviluppato negli anni sessanta dall’Unione Sovietica. Il nome “woodpecker” deriva dal tipo di segnale emesso (un ticchettio a 10 Hz.) che era rilevabile in tutto il mondo e causa di fastidiose interferenze radio. Nonostante questo segnale misterioso avesse causato le più fantasiose interpretazioni (dal controllo della mente a quello delle perturbazioni metereologiche) per gli addetti ai lavori era da sempre noto che si trattasse di un sistema radar OTH (Over the horizion) in grado di rilevare l’eventuale lancio di missili anche da grande distanza.
Duga-3 nel pozzetto della Zenza
aaa
26 Wednesday Apr 2017
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in24 Monday Apr 2017
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in13 Thursday Apr 2017
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(Sorry for italian, but my english is not so good to report my impressions and feelings for this travel to Černobyl′)
Era da molti anni che sognavo di fare questo viaggio, da quando iniziai a vedere le immagini e a leggere le storie di Elena Filatova. Dopo anni di tentennamenti e rinvii, finalmente, la decisione è presa: tre giorni nella zona di esclusione e qualcun’altro a Kiev. Per visitare la zona di esclusione esistono, fondamentalmente, due strade: il tour con un operatore autorizzato che si occupa di tutto (trasporto, alloggio, vitto, guida e permessi) o gli Stalker. Gli Stalker sono persone che, a pagamento (e son cari) e illegalmente, ti accompagnano nella zona di esclusione. Ho ovviamente scelto la prima opzione, anche se la seconda è quella che ti permette di vivere davvero al 100% l’atmosfera del luogo.
L’arrivo all’aeroporto di Kiev-Boryspil’
Il tragitto dall’aeroporto al centro della città di Kiev offre il panorama che mi aspettavo, con file di enormi palazzoni di cemento e un clima cupo che contibuisce non poco all’atmosfera incredibile.
La strada verso Kiev
Cosa invece mi stupisce, è il centro di Kiev: è una capitale europea a tutti gli effetti, estremamente pulita, ben tenuta ed efficiente (tre linee di metropolitana e autobus/filobus frequenti). Per un romano come me è davvero stupefacente vedere il centro di una città dove le strade non sembrino appena bombardate, senza spazzatura, cicche e cartacce ad ogni angolo, dove il tabellone elettronico alla fermata ti dice che il bus passa tra due minuti e la cosa avviene davvero.
A Kiev c’è il KFC. In Italia ne abbiamo solo uno…
Il coatto che sgomma sulla Lada nella corsia dei tram ti riporta per un istante a Roma
Intorno alla stazione centrale, dove ci lascia il bus aeroporto/centro, alcuni piccoli dettagli meravigliosi:
Il sovrapassaggio sui binari con negozietti e Il Lampadario
Il tram
Alloggiamo in un mastodontico albergo, di evidente origine sovietica (un parallelepipedo di cemento armato di 28 piani) da cui si gode una vista notevolissima
Camera con vista
Camera con vista
Come dicevo il centro storico e turistico di Kiev non ha nulla da invidiare a città molto più blasonate del nord Europa. E’ costante il contrasto fra tre componenti architettoniche ben distinte ma fuse assieme negli stessi spazi: i palazzi antichi, le architetture sovietiche e i moderni grattacieli. Delle tre, l’ultima è quella peggiore, dal punto di vista estetico.
Il panorama da 20° piano visto dalla Zenzona
A piazza Maidan, luogo simbolo delle ribellioni storiche ucraine, quello che mi ha colpito non è sicuramente il vetroso e freddo centro commerciale moderno, ma il pianoforte che, un po’ nascosto, ricorda i fatti del 2014.
Il pianoforte in piazza Maidan
Nonostante il look e l’atmosfera da capitale nordeuropea, Kiev ha un costo della vita per noi davvero irrisorio. Un biglietto dell’autobus (efficientissimo, peraltro, a differenza dei nostri romani) costa poco più di 10 centesimi di euro e con 15 euro compri un biglietto per assistere, accanto al palco reale, alla Tosca nel teatro della National Opera of Ukraine.
Il teatro dell’opera di via Volodymyrska
Il buca-biglietti
Una nota curiosa riguardo i trasporti pubblici: su tutti gli autobus c’è il bigliettaio che ti raggiunge, dopo che sei salito, e ti vende il biglietto. Non sei tu ad andare da lui ma lui che viene da te. Il biglietto, appena acquistato, va annullato con delle meravigliose macchinette manuali fissate ai corrimano. Quale senso abbia annullare il biglietto, visto che lo compri a bordo da una persona che te lo vende, resta un grande mistero degno della più kafkiana delle burocrazie. L’evidente bassissimo costo del lavoro per chi opera nello stato, fa anche si che ad ogni rampa di scale mobili delle metropolitane ci sia un gabbiotto con dentro un triste operatore che osserva il flusso dei passeggeri.
La principale attrazione turistica di Kiev sono le chiese ortodosse e i loro complessi di edifici cinti da mura, chiamati “Territory”.
La cattedrale di Santa Sofia
E’ difficile non rimanere affascinati davanti alla grassa opulenza degli interni, carichi di ori e iconografie, e dai riti per me assolutamente sorprendenti. In ogni chiesa c’è uno spazio in cui vengono vendute le candele che il fedele accende e pone nei candelieri. In molte c’è una sorta di “scaldabagno” in acciaio con dei rubinetti alla base, da cui i fedeli bevono utilizzando un paio di bicchieri, in acciaio anch’essi, posati alla base e condivisi da tutti. E spesso, in un altro angolo della chiesa, c’è un banchetto presidiato da anziane signore, cui i fedeli portano dei biglietti scritti a mano e delle offerte: presumibilmente richieste di grazie. In tutte le chiese le donne si velano il capo prima di entrare e i fedeli, appena usciti, si rivolgono verso la chiesa e si segnano tre volte.
Il “dispenser” di acqua benedetta e le candele
Tutte le chiese sono visitabili, talvolta a pagamento (davvero spicci, generalmente), e la possibilità di scattare fotografie è subordinata ad apposito biglietto aggiuntivo. Che però, a volte, non permette comunque di far foto all’interno.
Il monastero di Pečerska Lavra
Come spesso accade nelle città antiche, le varie stazioni della metropolitana sono bellissime. Kiev ha, tra l’altro, la fermata di metropolitana più profonda al mondo: Arsenal’na (105,5 metri).
Altra usanza che fa sentire davvero a casa il turista che provenga da Roma: il parcheggio sul marciapiede.
Il parcheggio sul marciapiede è comunissimo
Un’area affascinante è quella del Museo della storia dell’Ucraina nella seconda guerra mondiale che si trova in un’area di dieci ettari, sormontata dalla statua della Madre Patria, realizzata in titanio, alta 62 metri e inaugurata nel 1981 da Brežnev. L’area ai piedi della statua ospita numerosi mezzi da combattimento usati nella seconda guerra mondiale e un suggestivo sacrario a galleria di cemento armato (ricorda molto un bunker) le cui pareti sono adornate da bassorilievi che rappresentano i soldati ucraini e le loro famiglie.
Ad uno degli ingressi dell’area del muso sono presenti alcuni mezzi militari poco più che rottami. Davanti a ognuno c’è un cartello che spiega, anche in inglese, il loro significato.
Sono mezzi catturati ai ribelli filorussi che provano il coinvolgimento della Russia nell’armare e supportare i ribelli stessi: “Questo oggetto è una prova materiale dei crimini commessi dai gruppi militanti pro-Russia supportati dalle forze armate della Federazione Russa sul territorio dell’Ucraina“
Il sentimento verso la Russia e il suo leader, da queste parti, è ben sottolineato da alcuni gadget in vendita presso quasi tutti i mercatini e le bancarelle
Gadget molto popolare a Kiev
Dopo qualche giorno a Kiev è finalmente arrivato il momento raggiungere la meta principale di questo viaggio: la zona di esclusione di Černobyl′. Un cerchio di 30Km di raggio intorno alla centrale atomica che, il 26 aprile 1986, cambiò per sempre la vita di milioni di persone in Europa.